Inizio scuola. Bianchi: tutti i docenti in cattedra per la prima volta nella storia della Repubblica

“Abbiamo chiaro tutti quanto è importante quest’anno garantire la scuola in presenza”. Così il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi alla Camera, per riferire sull’avvio dell’anno scolastico.

Le prime parole del Ministro sono rivolte agli “857.077 docenti, 213.243 tecnico-amministrativi, oltre 1 milione di persone che lavorano nella nostra scuola per il benessere dei nostri ragazzi e ragazze”.

“L’impegno che ci siamo presi era di avere tutti i docenti al proprio posto, e infatti iniziamo l’anno scolastico, per la prima volta nella storia della Repubblica, avendo tutti i docenti indicati dal Ministero al proprio posto. Rispetto alle 112.473 cattedre vuote e vacanti autorizzate dal Mef noi avremo 58.735 posizioni a ruolo già assegnate e idem per i 53.738 incarichi di supplenze”. Cifre che ci permettono di avere come residuo solo le assegnazioni di breve e brevissimo termine che i dirigenti potranno fare con la messa a disposizione”.

“Voglio ricordare il sostegno. Sono 59.813 i posti assegnati in deroga per il sostegno. Tutti noi abbiamo voluto dare la massima attenzione ai ragazzi che più richiedevano attenzione. Siamo in grado oggi per la prima volta di dare risposta alle nostre famiglie”.

Quindi parla degli esami di maturità svolti in presenza e dei 35mila progetti avviati dalle scuole grazie al piano Scuola d’estate, oltre 1 milione di ore di attività didattica recuperate.

Sulla vaccinazione il Ministro osserva soddisfatto: “La scuola è quella che ha risposto più di qualsiasi altra fascia della società alla chiamata al vaccino. Un grande risultato, ottenuto grazie anche al sistema informatizzato che permette ai presidi, nel rispetto della privacy, di monitorare la situazione vaccinale del proprio personale”.

“Coniugato così il dovere alla sicurezza con il diritto alla privacy”.

Le riforme

Dalla riforma degli istituti tecnici il Ministro Bianchi torna a parlare di bisogno di risorse umane e dell’esigenza che gli investimenti strutturali si coniughino con le riforme, da quella degli Its alla riforma della scuola professionale e tecnica, a quella dell’orientamento.

Oggetto di attenzione del Ministro sono poi la riforma del reclutamento e la riforma congiunta della formazione iniziale e continua di tutto il nostro personale, incluso i dirigenti scolastici: “La formazione continua è alla base del nuovo contratto della scuola. Naturalmente lo gestirà l’Aran ma nell’atto di indirizzo noi segnaleremo la necessità di dare valore alle nostre risorse umane mediante la formazione continua”.

Quanto alla riforma della didattica, il Ministro introduce l’argomento a partire da una considerazione sulle cosiddette classi pollaio: “Classi sovrannumerarie sono oggi il 2,9% di tutte le classi, nelle grandi periferie urbane. Ed è lì che stiamo agendo. Non facciamo interventi a pioggia. Basta interventi a pioggia”.

E in relazione alle reali modalità didattiche della scuola italiana, il Ministro dichiara: “Come si insegna? L’unità classe non è il solo modo di insegnare. C’è una pedagogia vastissima che ci dice che dobbiamo uscire da questi schemi, non solo per le Stem ma anche per tutte le attività che abbiamo definito Campus. Noi spingeremo perché le innovazioni didattiche diventino patrimonio di tutti”.

“La scuola non è né conflittuale né ferma. La scuola è conscia delle proprie difficoltà ma ha la volontà di superarle”.

“La scuola deve diventare il centro del nostro Paese. Insieme dobbiamo condividere questo straordinario cammino, che è unico e che non possiamo né sottovalutare né disperdere.”