L’esame di maturità cambia di nuovo, ma come?

Sembra certo che anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, lascerà il suo segno sull’esame di maturità, come hanno fatto quasi tutti i ministri dell’istruzione in questo secolo, a partire da Berlinguer, che gli cambiò il nome, troppo evocativo, in un burocratico “Esame di Stato conclusivo del corso di studio di istruzione secondaria superiore”. Interrogato in merito, Bianchi si è limitato a dire che il Ministero sta lavorando sul tema e che “a breve” saranno date notizie.

Tornerà la prova scritta di (in) italiano, la più emblematica della vecchia e anche nuova maturità? Contro questa ipotesi si muove una petizione online, lanciata da un gruppo di studenti, che sta raccogliendo migliaia di adesioni e che preferirebbe decisamente una prova solo orale come quella utilizzata per necessità, causa Covid, nelle ultime due tornate, in particolare nell’ultima.

Nel testo della petizione, inviata al ministro, si legge che “Noi studenti maturandi chiediamo l’eliminazione delle prove scritte all’esame di maturità 2022, poiché troviamo ingiusto e infruttuoso andare a sostenere un esame scritto in quanto pleonastico, i professori curricolari nei cinque anni trascorsi, hanno avuto modo di toccare con mano e saggiare le nostre capacità. L’ulteriore stress di un esame scritto remerebbe contro un fruttuoso orale indispensabile come primo passo verso l’età adulta”.

Da notare che se venisse accolta questa richiesta l’unica prova scritta relativa alle competenze nell’uso della lingua resterebbe il test Invalsi del quinto anno (livello 13), il cui esito peraltro in base all’attuale normativa non può essere preso in considerazione ai fini della valutazione finale dell’esame di maturità. D’altra parte, gli argomenti contenuti nella citata petizione degli studenti contro il ripristino della prova scritta (inutile, a loro avviso, dopo cinque anni di verifiche affidate ai professori curricolari) non sono infondati.

Anche Tuttoscuola ha più volte sostenuto l’opportunità di sostituire o affiancare l’esame con la certificazione delle competenze acquisite da ciascuno studente nel corso dei suoi studi, documentata da un portfolio contenente non solo la valutazione didattica dei docenti ma ogni altro atto attestante l’acquisizione di competenze scolastiche e anche extrascolastiche ma rilevanti dal punto di vista educativo (in campo, per esempio, linguistico, informatico, sportivo, artistico, del volontariato). In questa direzione peraltro andavano le istruzioni per la compilazione del curriculum emanate nello scorso mese di maggio in vista della maturità 2021. La direzione era giusta. Si tratta ora di non fare passi indietro, e anzi di guardare avanti.