Hygge

di Nory

Sabrina Baratta risponde:

“Nory ha ragione, le parole sono misteriose, come perle, le puoi aprire, scomporre, ricomporre, ma anche ascoltare e ne puoi anche avvertire l’odore e, a volte e se chiudi gli occhi, un gusto nuovo ti coglie il palato. Anche quando le parole non le sai pronunciare o non le sai leggere, già ne avverti il mistero, a volte una parola può fare paura oppure lasciare un gusto di pioggia o di vento, sulla bocca o nel cuore. Altre volte tintinnare come fanno le barche ormeggiate al molo e ti resta dentro quella sensazione malinconica di infinito. E c’è un luogo, o forse un mondo, in cui loro sono libere, magiche e al sicuro, in cui sono chiavi che aprono porte attraverso il tempo e lo spazio e oltre quel tempo e quello spazio.  Quando ero piccola, molto piccola, i libri mi sembrano scrigni magici. Li sfogliavo, ne sentivo l’odore, spesso li trovavo in soffitta, erano libri vecchi, avevano un profumo acre e pungente, ma così invitante e le pagine? Le pagine erano macchiate qua e là di giallo, sembravano fiori d’autunno, le copertine spesso erano consumate dal tempo, sembrava avessero rughe, come il volto di un vecchio saggio che ha tanto da raccontare e che attende solo che qualcuno guardi tra quelle rughe e lo ascolti. Ecco, quei libri per me erano mistero e meraviglia, le lettere mi erano oscure, le immagini spesso erano poche, eppure io le volevo ascoltare “quelle rughe”, scoprirli quei segreti, a tutti i costi. E così mi mettevo a sfogliarli quei corpi fatti di pagine e di odore e di colore e di senso e di suono e piano piano, immaginavo mondi, mi inventavo storie, riproducevo lettere, come fossero stati geroglifici da reinventare … Un giorno, molto tempo dopo, ho letto quelle pagine, non più solo con la mia mente, ma con i miei occhi, con la mia bocca, con la mia voce, non raccontavano le “mie” storie, ma continuavano a regalarmi attimi di meraviglia … mia madre mi raccontava che mi perdevo per ore tra  quelle parole ora per me non più così sconosciute, quasi si dimenticava di me, poi mi ritrovava in qualche stanza, a parlare con il vento e inventare parole, a cercare mondi lontani. A cercare parole … Un libro non è un oggetto è un corpo e dentro nasconde mille anime fragili e bellissime e insieme forti e impetuose, anime che si vestono capaci di grandi magie. Ma … “sssch” bisogna fare silenzio e lasciarsi incantare, perché le parole non si dominano, sarebbe molto pericoloso farlo, bisogna lasciarsi avvolgere da loro e ascoltare, sempre, ciò che ci sussurrano e ci svelano, così, d’incanto”.

Prof. B